Quattro sfide per l'Europa
· Secondo il cardinale Marx ·
04 maggio 2016
L’Europa ha bisogno di una rinascita, e non di una restaurazione o di una
nostalgia alimentata dalle immagini del dopoguerra. Ne è convinto il cardinale
Reinhard Marx, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità
europea (Comece), invitato dal vescovo di Strasburgo a intervenire durante una
conferenza sulle sfide dell’Europa, tenutasi nella cattedrale della capitale
alsaziana lo scorso 26 aprile. Mentre l’Europa di recente ha risposto alla
crisi finanziaria e poi alla crisi migratoria con il pragmatismo, il cardinale
Marx ritiene che quest’ultimo non sia la sola via verso una politica
sostenibile. A suo parere occorrono grandi idee. «A volte ho l’impressione — ha
affermato il porporato — che le grandi idee e le emozioni siano ritornate a
livello nazionale e che l’Europa sia senza sentimento, senza emozione, senza
storie, senza idee».
Nel suo intervento, l’arcivescovo di München und Freising ha menzionato le
quattro sfide principali che il vecchio continente deve affrontare oggi. In
linea con il discorso pronunciato da Papa Francesco davanti ai deputati del
Parlamento europeo il 25 novembre 2014 a Strasburgo, dove ha definito l’Europa
un «punto di riferimento per tutta l’umanità», il cardinale Marx ha posto
l’Europa dinanzi alle sue responsabilità per il futuro del mondo. Questa non
può diventare «una fortezza» che protegge le proprie ricchezze quando i poveri
bussano alla sua porta. Rammentando in particolare la crisi migratoria, il
cardinale ha ricordato che un rifugiato proveniente da un Paese in guerra deve
essere trattato con piena dignità. «Non bisogna mai respingere chi subisce
persecuzioni» ha sottolineato il porporato, deplorando che la frontiera europea
è divenuta «una frontiera di morte». E ha condannato quanti «vogliono una
realtà delle frontiere», il che è un vero «scandalo».
La seconda sfida è che l’Europa deve dimostrare che una società libera,
aperta, pluralista, senza cedere al relativismo, è possibile, un’Europa in cui
le religioni, le culture, i credenti e i non credenti possono coesistere. «Il
futuro è una società libera, pluralista» ha ribadito il cardinale aggiungendo
che «occorre trovare i mezzi per creare una società senza relativismo ma che
garantisca la libertà responsabile delle persone». A suo parere, l’Europa può
costituire un piccolo laboratorio per questa società moderna del futuro, «una
società dei valori, senza religione di Stato, con una laicità positiva, con una
base veramente cristiana, anche se», ha precisato, «non si può imporre la fede
cristiana a tutti quelli che vivono in Europa».
Inoltre il presidente della Comece ha riaffermato il ruolo centrale delle
istituzioni europee per condurre una politica di pace e di libertà. Pur
ritenendo inutile crearne di nuove, ha però auspicato un maggiore sviluppo di
quelle esistenti, riguardo alle quali ha lamentato una certa «erosione».
Un’Unione europea più forte è anche il modo migliore per lottare contro il
particolarismo e il nazionalismo, in un momento in cui il sentimento di
appartenenza a un’Europa comune in alcuni Paesi «si sta sgretolando». Il quarto
punto affrontato dal cardinale ha riguardato la situazione economica del
vecchio continente. Ricordando che l’espressione «economia sociale di mercato»
è apparsa per la prima volta nel Trattato di Lisbona del 2009, il porporato ha
difeso l’idea di un’economia aperta agli interessi sociali ed ecologici.
L’enciclica Laudato si’ ha sottolineato «questo orizzonte, che non è un sogno
ma una necessità per sopravvivere» alla crisi finanziaria, ha evidenziato il
cardinale. Al termine della conferenza al porporato è stata chiesta una
valutazione sull’aumento dei movimenti razzisti e xenofobi in Europa. «La
libertà — ha risposto — è una delle fonti di questo problema nella misura in
cui ha come conseguenza l’esistenza di differenze, che sono fonti di angoscia».
Secondo il cardinale, una delle ragioni della crescita dell’estremismo è
l’angoscia di accettare la libertà.
di Charles de Pechpeyrou