venerdì 1 febbraio 2019

Papa Francesco e don Bosco, quando la Chiesa ama la rivoluzione

Un gesuita visto con gli occhi di un salesiano. O meglio: il primo Papa gesuita visto con gli occhi di San Giovanni Bosco. È la sfida, sicuramente ben riuscita, del volume Evangelii gaudium con don Bosco (Elledici) curato dal salesiano Antonio Carriero. In esso viene riletto tutto il documento programmatico del pontificato bergogliano alla luce degli insegnamenti di don Bosco. Una sfida benedetta dallo stesso Francesco, che firma la prefazione del volume e ricorda: “Voi salesiani siete fortunati perché il vostro fondatore, don Bosco, non era un santo dalla faccia da ‘venerdì santo’, triste, musone… Ma piuttosto da ‘domenica di Pasqua’. Era sempre gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche e le difficoltà che lo assediavano quotidianamente”.

Il Papa ricorda, inoltre, che il messaggio di don Bosco è stato “rivoluzionario in un tempo in cui i preti vivevano con distacco la vita del popolo. La ‘misura alta della vita cristiana’ don Bosco la mette in pratica entrando nella ‘periferia sociale ed esistenziale’ che cresceva nella Torino dell’800, capitale d’Italia e città industriale, che attirava centinaia di ragazzi in cerca di lavoro. Infatti, il ‘prete dei giovani poveri e abbandonati’, seguendo il consiglio lungimirante del suo maestro San Giuseppe Cafasso, scendeva per le strade, entrava nei cantieri, nelle fabbriche e nelle carceri, e lì trovava ragazzi soli, abbandonati, in balia dei padroni del lavoro, privi di ogni scrupolo. Portava la gioia e la cura del vero educatore a tutti i ragazzi che strappava dalle strade, i quali ritrovavano a Valdocco un’oasi di serenità e il luogo in cui apprendevano ad essere ‘buoni cristiani e onesti cittadini’”.
Una realtà che Francesco confessa di conoscere bene. “È lo stesso clima di gioia e di famiglia – scrive il Papa – che ho avuto la fortuna di vivere e gustare anche io da ragazzo frequentando la sesta elementare al Colegio Wilfrid Barón de los Santos Ángeles, a Ramos Mejía. I salesiani mi hanno formato alla bellezza, al lavoro e a stare molto allegro e questo è un carisma vostro. Mi hanno aiutato a crescere senza paura, senza ossessioni. Mi hanno aiutato ad andare avanti nella gioia e nella preghiera”.
Nel volume la rilettura dell’Evangelii gaudium in chiave salesiana è affidata a grandi esperti delle diverse discipline che, con fine sensibilità e sotto la lente di don Bosco, mettono in risalto il pensiero del Papa in collegamento con le diverse situazioni attuali, per educare e orientare al bene dei ragazzi e dei giovani. “Pensare a don Bosco come modello di evangelizzatore di oggi – sottolinea Carriero – può sembrare una forzatura. Un uomo che è vissuto in una società lontana anni luce dalla nostra. Eppure, ‘il prete dei giovani’ è più moderno che mai con il suo sguardo pastorale incredibilmente proteso in avanti anticipando, in qualche modo, lo stesso Concilio Vaticano II. E ancora oggi ha molto da insegnare sul piano educativo e sociale”.
Il segreto di molti suoi successi? Per Carriero “l’aver saputo fare tesoro della ricca tradizione che lo ha preceduto. Ha respirato fede e umanità dalla mamma e dal suo padre spirituale. Ha faticato, riportato insuccessi e delusioni, ma spinto da una incredibile passione per il bene dei giovani non ha mai gettato la spugna. Possiamo dire altrettanto noi, oggi? Quando intravediamo dei muri alzarsi davanti a noi cerchiamo in tutti i modi di evitarli per non sbatterci contro e non collezionare delusioni. E magari arrendendoci alle prime difficoltà, rischiando di non imparare nulla! Ripensando a lui – conclude Carriero – noi uomini e donne della società always in, digitale e sempre connessa, potremmo offrire ai nostri destinatari di oggi proposte, obiettivi e sogni grandi e profetici”.

Quello che emerge dal testo è un ritratto autentico di questi primi sei anni di pontificato di Francesco. Un ritratto che fa risplendere in tutta la sua naturalezza la grande spinta in avanti che Bergoglio ha dato alla Chiesa in chiave missionaria, senza paura, per uscire sulle strade, anche le più pericolose, e rispondere ai tanti problemi del mondo presente. Una Chiesa che non ha paura di sbagliare e di affrontare anche i gravi peccati commessi da non pochi suoi uomini, come la piaga abominevole della pedofilia. Ma che sa trarre anche dal male una lezione importante per contrastare e sconfiggere questi reati che minano la sua credibilità. Una sfida che don Bosco ha testimoniato con la sua vita e la sua opera, tutt’oggi ancora molto solida.