venerdì 2 gennaio 2015


REGOLA QUINTA DELLA PREGHIERA

La preghiera è far calare la potenza di Dio nelle nostre viltà e debolezze.
“Attingete la forza nel Signore e nel vigore della sua potenza “. (Ef. VI, 1)

Tutto posso in Colui che mi dà forza “. (Fu. IV, 13)

Pregare è amare Dio. Amare Dio nelle nostre situazioni concrete. Amare Dio nelle nostre situa zioni concrete significa: specchiarci nelle nostre realtà quotidiane (doveri, difficoltà e debolezze) confrontandole con schiettezza con la volontà di Dio, chiedere con umiltà e fiducia la forza di Dio per portare avanti i nostri doveri e le nostre difficoltà come Dio vuole.

Sovente la preghiera non dà forza perchè noi non vogliamo veramente quello che chiediamo a Dio. Noi vogliamo veramente superare un ostacolo quando precisiamo a noi stessi con molta chiarezza l’ostacolo e chiediamo con molta schiettezza a Dio il suo aiuto. Dio ci comunica la sua forza quando anche noi tiriamo fuori tutta la nostra forza. Normalmente se chiediamo forza a Dio per il momento, per l’oggi, noi collaboriamo quasi sicuramente con lui per superare l’ostacolo.

Consigli pratici
Riflettere, decidere, implorare: sono questi i tre tempi della nostra preghiera se vogliamo sperimentare la forza di Dio nelle nostre difficoltà.
E’ bene nella preghiera partire sempre dai punti che scottano, cioè dai problemi che urgono di più: Dio ci vuole a posto con la sua volontà. L’amore non sta nelle parole, nei sospiri, nei sentimentalismi, sta nel cercare la sua volontà e nel farla con generosità. » La preghiera è preparazione per l’azione, partenza per l’azione, luce e forza per l’azione. Urge far partire sempre l’azione dalla ricerca sincera della volontà di Dio.