mercoledì 14 marzo 2018

Allarme povertà in Italia è già attuale e non solo per giovani. Precari senza certezza e pensioni misere

Allarme povertà in Italia è già attuale e non solo per giovani. Precari senza certezza e pensioni misere: "Una bomba sociale pronta ad esplodere è quella dei milioni di lavoratori che rischiano la soglia di povertà o andare proprio sotto. E poi, occorre non dimenticare la situazioen già drammatica attuale. La situazioen è gravi per i giovani, per i cosidetti millenials, ma anche per molti altri già più adulti.

C'è poco da stare allegri se 5,7 milioni di lavoratori rischiano la povertà entro il 2050. La cifra e la data sono saltati fuori dal rapporto Millennials, lavoro povero e pensioni: quale futuro?, realizzato dal Censis per Confcooperative. Il problema è che le ragioni sono sempre le solite: ritardo nell'ingresso nel mondo del lavoro, discontinuità contributiva, debole dinamica delle retribuzioni di molte attività lavorative. Significa che l'analisi è corretta da tempo, i punti critici sono stati perfettamente individuati, ma poco (e male) è stato finora fatto per dare una sterzata. Insomma, tra precari, neet, working poor e lavoro gabbia, si sta formando un esercito di 5,7 milioni di arrabbiatissimi lavoratori. E se questa tendenza non dovesse essere invertita, rischiano di alimentare le file dei poveri in Italia entro il 2050. I numeri sono chiari: i giovani sottoccupati sono 171.000, quelli con contratto part time involontario 656.000 e quelli impegnati in attività non qualificate 415.000.
A presentare lo studio ci ha pensato Andrea Toma della Fondazione Censis mentre i temi chiave sono stati affrontati da Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative. Più in generale, per i Millennials la pensione è un argomento quasi sconosciuto. Il 75% degli under 35 italiani afferma infatti di avere nozioni limitate o nulle sull'argomento. Non è che i loro genitori siano più informati, ma a ogni modo, per la maggior parte degli intervistati, i costi rappresentano il principale ostacolo all'utilizzo di fondi pensione complementari, concetto sbagliato in quanto le commissioni di questi prodotti sono molto più contenute di quelle dei fondi comuni e di altri servizi pensionistici privati. Tornando ai Millennials, l'alta disoccupazione e i contratti precari incideranno fortemente e, secondo il Censis, difficilmente raggiungeranno una pensione accettabile.

E già ora
Chi parla di ripresa e di crescita, di uscita dalle secche delle crisi e di intrapresa di un percorso luminoso, mente sapendo di mentire. Perché quando un rapporto extranazionale svela come siano 14,4 milioni gli italiani a rischio, una riflessione su cosa stiamo realmente facendo diventa indispensabile. Anche perché non si tratta solo di clochard, meritevoli della medesima tutela, intendiamoci. Ma anche di giovani e di intere famiglie sparse lungo lo Stivale. Ci sono due dati che nel focus di Eurostat fanno suonare un campanello d'allarme. Il primo è il trend, che travalica il dato assoluto sul numero di italiani a rischio. Rispetto allo scorso anno, la quota di cittadini a rischio indigenza è salita al 28,7 per cento. In confronto a quanto accade al di fuori dei nostri confini, la media è certamente più bassa: 23,4 per cento. Sono tre gli indicatori tenuti in considrazione:

il reddito, inferiore all'equivalente del 60% del reddito medio nazionale,
la possibilità di subire gravi deprivazioni, come la difficoltà a scaldare l'abitazione o a mangiare carne o pesce un giorno su due, ma anche a pagare rate e bollette, e a possedere alcuni beni come l'auto, la lavatrice, un cellulare o un televisore a colori.
fare parte di un nucleo con intensità lavorativa molto bassa, con meno del 20% di ore lavorate rispetto al potenziale dell'ultimo anno.

Questo dell'Ufficio statistico dell'Unione europea è solo l'ennesimo rapporto sullo stato di crisi del nostro Paese. Se il tasso di indigenza è la punta dell'iceberg perché mette in discussione la stessa sopravvivenza di milioni e milioni di nostri concittadini, altri indicatori gettano ombre scure su quanto è stato fatto fino a questo momento per raddrizzare la situazione e sulle prospettive future. Il tasso di disoccupazione - giovanile, ma anche tra gli over 50 - ha raggiunto livello insostenibili per una grande democrazia europea. La quota di lavoratori insoddisfatti, anche qualificati, è in costante crescita per via di stipendi al di sotto della media europea e con prospettive di crescita e di riconoscimento professionale poco incoraggianti. Per non parlare delle condizioni contrattuali con la solita quantità spropositata di partite Iva finte.

C'è poi un rapporto di inversa proporzionalità perché aumenta il tasso di italiano a rischio indigenza o comunque impossibilitati a uscire da questa situazione e diminuiscono le protezioni. Gli aiuti sono pochi e per pochi ovvero per chi si trova molto al di sotto della soglia di povertà. Provando a scoprire la percentuale di cittadini a rischio indigenza o esclusione sociale in Europa, vediamo che secondo Eurostat la situazione è la seguente:

  1. Belgio 20.7
  2. Bulgaria 40.4
  3. Repubblica Ceca 13.3
  4. Danimarca 16.3
  5. Germania 19.7
  6. Estonia 24.4
  7. Irlanda 26.0
  8. Grecia 35.6
  9. Spagna 27.9
  10. Francia 18.2
  11. Croazia 28.5
  12. Italia 28.7
  13. Cipro 27.7
  14. Lettonia 28.5
  15. Lituania 30.1
  16. Lussemburgo 19.7
  17. Ungheria 26.3
  18. Malta 20.1
  19. Olanda 16.8
  20. Austria 18.0
  21. Polonia 21.9
  22. Portogallo 25.1
  23. Romania 38.8
  24. Slovenia 18.4
  25. Slovacchia 18.1
  26. Finlandia 16.6
  27. Svezia 18.3
  28. Regno Unito 22.2
  29. Islanda 13.0
  30. Norvegia 15.3
  31. Svizzera 17.8
Redditi medi attuali, già male" SEGUE >>>


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