domenica 17 agosto 2014

Seoul. Visita a sorpresa del Papa all'Università dei Gesuiti

Seoul. Visita a sorpresa del Papa all'Università dei Gesuiti: "2014-08-16 Radio Vaticana

Un fuori programma ha caratterizzato il rientro di Papa Francesco a Seoul, dopo l’incontro con i giovani asiatici a Daejeon. Prima di raggiungere la Nunziatura per concludere la giornata, il Papa ha voluto fare visita alla Sogang University, ateneo fondato dalla Compagnia di Gesù a Seoul nel 1960. Tra i presenti alla visita, c’era il direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, che racconta gli istanti della visita al microfono del nostro inviato, Davide Dionisi:


R. – Il Papa ha deciso di andare a trovare i suoi confratelli Gesuiti e l’ha comunicato ieri. E’ stata una cosa, quindi, assolutamente nuova anche per loro, che sono rimasti sconcertati, perché non sapevano cosa preparare e come. In realtà l’incontro è stato di una semplicità incredibile: un senso di casa, di famiglia, di normalità assolutamente grande, potente.

D. – Che cosa vi siete detti e che cosa ha detto soprattutto ai confratelli?

R. – Beh, intanto il Papa è entrato ed è stato accolto, come potete immaginare, da un grande applauso, e tutti si sono presentati. Si sono presentati uno per uno alla fine, ma all’inizio anche per tipologia di attività: i giovani in formazione, quindi, i novizi, e poi coloro che si occupano dell’apostolato spirituale, dell’apostolato giovanile. E’ stata veramente una grande festa. Il Papa ha goduto molto di questo clima e poi, dopo alcune, poche, parole introduttive di saluto, il Papa ha parlato. Ha parlato a braccio, assolutamente a braccio ovviamente, ed è stato un discorso semplice e potente, tutto incentrato su una parola – consolazione – che per noi Gesuiti è una parola fondamentale: la consolazione spirituale. Ha detto che noi siamo ministri di consolazione, che a volte nella Chiesa si sperimentano fatiche, a volte ferite, e a volte la gente sperimenta ferite anche a causa dei ministri della Chiesa. E ha ribadito quell’espressione che mi aveva comunicato nell’intervista della Chiesa come “ospedale da campo”. L’ha ribadita, l’ha confermata. Questa è la sua visione della Chiesa. Quindi, il compito di noi Gesuiti – ma direi più in generale dei ministri del Vangelo, dei sacerdoti, dei religiosi – è quello di essere persone di consolazione, che danno pace alla gente, che leniscono le ferite. E l’ha ripetuto in vari modi e con accenti molto intensi, molto coinvolti."


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